Deutsch Drahthaar del Zeffiro
Jagd in Bayern

Tratto dalla rivista “SENTIERI DI CACCIA”, Dicembre 2006

 

JAGD in BAYERN

 

a cura di Gallo Zeffiro

 

Recentemente in un’intervista alla soglia dei suoi novant’anni un filosofo del nostro tempo ha dichiarato che la cosa più importante nella sua vita sono stati i rapporti con le persone, anzi si è corretto i buoni rapporti. Che pensiero illuminato! Mi trova perfettamente d’accordo. La caccia spesso solidifica questi nostri buoni rapporti con i “simil-pensanti”.

Come ogni anno tra le mie caccette in Baviera annovero un invito a me molto caro che è quello che August Baumgartner in occasione del suo compleanno gentilmente mi offre. Nella sua riserva si cacciano il capriolo, la volpe, la lepre e il fagiano. Nella battuta con uomini e cani però viene perseguita solamente la selvaggina minore. Come in tutta l’Austria e la Germania si spara con gioia anche alle numerose ghiandaie che coloriscono alla fine il tableau di caccia. Quest’anno ero particolarmente curioso di partecipare a questa caccetta perchè avrei avuto modo di vedere in azione di caccia vera alcuni giovani cani che avevo visto precedentemente svolgere gli esami venatori (prove di lavoro) nella stessa Germania con risultati eccellenti. E’ importantissimo per un allevatore come me confrontare un cane anche a distanza di pochi mesi su ciò che rappresenta la simulazione della caccia (esami) e quello che è invece teatro vero e crudo di questa affascinante attività. L’inverno quest’anno in Germania è mite come da noi in Italia, e la difficoltà di reperire i selvatici con i cani non è poi così difficoltosa. Si sa che lo stress del freddo è cosa sempre antipatica e limitante per noi uomini cacciatori e ancor di più per i nostri ausiliari. Una trentina gli invitati con i fucili, i battitori erano troppo pochi, otto adulti e due bambini. Tra i cacciatori con i cani (circa una quindicina) si annoveravano conduttori di deutsch-drahthaar, deutsch-kurzhaar, kleine munsterlander e bassotto tedesco a pelo duro (rauhaarteckel). La mia attenzione andava logicamente (per atavico sentimento) ai d. drahthaar presenti, tra i quali spiccavano nomi famosi come quelli di Arno v. Speckbuckstein dell’amico Gust, grande cacciatore ma ormai di una certa età e che non deve dimostrare più niente perché tutto ormai si sa; quello di Karlo v. Hofmark che anche se famoso a caccia non l’avevo mai visto e quello di Geisha 3° del Zeffiro una splendida V/V. Cani interessantissimi che avrebbero reso la giornata ricca della mia attenzione.

La riunione prima della caccia era stata stabilita alle 9.30 della mattina al gasthaus di Baumgartner dove venivano consumati salumi di tutte le specialità, bolliti o crudi, intinti con salse e spezie, che i cacciatori tedeschi usano ingoiare come se non mangiassero da una settimana, trangugiate birre da litro che solo a guardarle di mattina …. e poi caffé a fiumi di quello che di tutto sa tranne che di caffé, e poi dolci, marmellate e burro. E questo è solo il principio. Finalmente dopo il benvenuto a tutti e le varie raccomandazioni di rito si parte come “per andare in guerra”.

Il silenzio è d’obbligo. Allineati e coperti. A due a due incolonnati ci si incammina verso il territorio della vera immersione venatoria. L’organizzatore della caccia dispone le varie posizioni dei cacciatori a circondare boschi e campi.

Quando tutti sono a cerchio disposti con un suono di corno che echeggia nella natura circostante risvegliando l’attenzione di uomini, cani e selvatici il teatro più vecchio del mondo si avvia al suo vero inizio. Sono con la mia fedele Honda seduto in una posizione da re nel mezzo di un bosco secolare, Gust mi ha privilegiato offrendomi una posta strategica (anche lui ci tiene a fare bella figura con gli amici, specialmente con quelli che vengono da lontano).

Si sapeva, avendo visto delle fatte fresche di volpe, che con molta probabilità proprio in quel primo bosco si sarebbe potuto fare da subito l’incontro con la furba predona rossa. Penso tra me e me, sentendo i cani e i battitori lontani, che non devo fare assolutamente brutta figura nello sparare ma mi sento a disagio perchè non sono abituato a stare fermo con il mio cane a fianco ma a cacciare nel sistema di quelle anime che odo ora ancora lontane. Il mio pensiero era appena finito quando sui 40/50 passi da me sul margine sinistro incede a trotto una grossa volpe che neanche si accorge di me e del mio cane e che continua la sua corsa al confine esterno del bosco. Subito imbraccio e sparo. I due colpi vanno apparentemente a vuoto. Confesso le avvenute fantasiose imprecazioni. Ero troppo sicuro di me, ero troppo preoccupato di non sbagliare, ero niente, sbagliato e basta. Non faccio neanche a tempo di calmarmi un po’ che vedo apparire a galoppo pieno fuori tiro sugli ottanta metri due volpi assieme sulla direzione completamente opposta alla prima. Che bel quadro, penso. Intanto si odono colpi da tutte le parti, la battuta avanza e i cani girano fino a noi appostati e fermi. I battitori urlano e sbattono i loro grossi bastoni sulle secolari conifere. Ormai siamo tutti vicini i battitori gli appostati e i cani con i cacciatori che seguono la caccia di spinta. Un suono di corno mette fine alla prima delle battute.

Come è usanza tra una battuta e l’organizzazione della seguente si fa una breve pausa, si riorganizzano le idee, si scambiano i pensieri, si discute sull’avvenuto e si guarda con rispetto a terra disposti sul fianco destro gli animali caduti sotto i nostri colpi. C’è sempre una sorta di melanconia dietro l’apparente totale gioia nell’osservare le creature da noi abbattute e riposte così in riga nella terra che le ha anche viste nascere. Si ricomincia. Chi si sposta a piedi e chi preferisce farsi trasportare nel carrettino, uomini e cani sempre vicini, sempre all’unisono. C’è armonia in ogni cosa, si respira aria di collaborazione collettiva, ecco riaffiorare ancora i buoni rapporti che citavo all’inizio, la caccia, l’amore per la natura, l’esigenza di un prelievo intelligente e saggio. Dopo la terza battuta i capi sono già numerosi, le lepri sono state abbattute in parte dalle cartucce che da molti anni porto in Germania e che quasi tutti i miei amici bavaresi utilizzano. Sono di fabbricazione veneta, sono rosse e supercorazzate, e loro cacciatori entusiasti per la prestazione che manifestano simpaticamente le chiamano FERRARI. Anche le volpi ne hanno fatto le spese, e su una delle mie tre sparate ho assistito ad un recupero su traccia (senza averla vista) del famoso Karlo v, Hofmark che mi ha fatto rivivere con la fantasia i più bei momenti che hanno visto probabilmente la creazione del DD. L’idea di un cane tutto fare e capace di affrontare un nocivo come la volpe senza difficoltà, e nello stesso tempo di essere affascinante cane da ferma nella più nobile delle classificazioni. I cani che ho potuto vedere all’opera si sono dimostrati tutti fortissimi fermatori, scovatori e recuperatori. Ancora ci si ferma per una pausa del primo pomeriggio che obbligatoriamente ai margini dei boschi ci vede intenti a dar sfogo nuovamente alle nostre fauci e alle nostre gole e giù birra e Wurstel. Nuovamente il calore dell’ amicizia disinteressata impregna l’aria che si è fatta più rigida e che in inverno anche se mite ha bisogno oltre che alle birre anche di qualche sonora risata.

Si riparte. Le ghiandaie impegnano non poco le doppiette non proprio brillanti nel tiro a volo della gran parte dei presenti. La mia Honda si diverte tra una lepre e un fagiano a dimostrarmi sempre la sua intrinseca capacità nel recupero. La socialità benevola dei cani è altrettanto motivo di soddisfazione fra tutti i cacciatori presenti; spesso i cani aggressivi sono frutto indesiderato di cattiva attenzione da parte dei loro proprietari. La caccia nella ospitale riserva della sud Baviera è alla fine. Il ringraziamento alla natura, ancora una volta così generosa con il cacciatore, è scandita con maestria dal suono dei corni, un ringraziamento e un saluto finale ai selvatici abbattuti che con la loro fine così cruenta ma sempre naturale hanno alimentato i nostri cuori palpitanti di emozione. I nostri cani seguono muti e assorti tutto il cerimoniale. Quanto mi piacerebbe saperne di più sui loro pensieri in questi momenti. Non lo saprò mai.

Molti abbracci seguono gli arrivederci tra i vari uomini e donne con fucile presenti. Non tutti si possono fermare nel gasthaus di Gust per l’ulteriore abbuffata di brodi e carne fumante ma questa è un’altra storia che meriterebbe un lungo, lungo capitolo a parte.